21 anni di Shomano.

Si può dire che ora il Festival è maggiorenne anche secondo i canoni dell’era “giurassica” alla quale io appartengo.
21 è multiplo di 7, ripetuto per 3 volte, e anche la somma delle cifre che lo compongono dà 3. E se il tre è universalmente considerato un numero fondamentale e magico, espressione di un ordine spirituale e intellettuale riferito a Dio, al Cosmo e all’Uomo, il 21 racchiude così in sé – amplificandolo – un fantasmagorico richiamo a insiemi di grande spessore: i sette pianeti della tradizione, i sette gradini della perfezione, le sette coppie di animali puri saliti sull’Arca, le sette trombe di Gerico, i sette sigilli dell’Apocalisse, i sette rami dell’albero cosmico e sacrificale dello sciamanesimo. L’elenco potrebbe essere ancora lungo e anche adattarsi a una realtà più alla mano (le sette note, i sette giorni della settimana, i sette nani…), ma vorrei solo aggiungere che sono sette anche i paesi valligiani che quest’anno aderiscono al Festival.
Sarà un buon segno? Noi ci siamo dati da fare per mantenere proposte di alto livello qualitativo e comunque liberamente fruibili.
La Valle Camonica è da sempre come un quadro di Escher: imperscrutabile.
Ci è di stimolo sapere che molti Enti e Partner apprezzano il nostro evento come presenza consolidata. Del resto nel “Noi” ci sono anche tutti i moltissimi, valligiani e non, che lo sostengono e ne fanno parte integrante. Chi c’è, c’è con la testa e con il cuore, e questo conta molto nel bilancio emotivo di una manifestazione come lo Shomano, perché ci permette di fare ogni anno piccoli miracoli. Mi sembra di poter dire che ci sono in ogni caso tutte le premesse perché – in un futuro vicino – il Festival possa tornare alla sua formula iniziale.
Il logo coniato 21 anni fa si riconferma indovinatissimo. Lo sciamano che corre imbracciando la chitarra ha molteplici significati e in questi anni ha fatto il giro del mondo: ha sorvolato l’Oceano per approdare negli U.S.A., è stato a Barcellona, passando per Bruxelles, e ha toccato molte città italiane, da ultima Procida, proprio nell’anno, lo scorso anno, in cui si è aggiudicata il titolo di capitale italiana della cultura.
Che Apollo, Inti, Gnovee, Malakbel, Nanauatzin, Ekhi, Marici, Shapash, Belenos, Bastet, Atena, Utu, Nahundi e i Pitoti siano dalla nostra!
Per rimanere nel regno dei numeri, mi piace ricordare anche i 35 anni di presenza del Centro Culturale Teatro Camuno in Valle, per la Valle e con la Valle. Sempre. Comunque. Nonostante.
Ancora una volta: grazie a tutti!

nini giacomelli